L’Associazione culturale italo-albanese Occhio Blu-Anna Cenerini Bova è nata due volte.

La prima volta nell’ottobre del 2000 quando un gruppo di persone, che avevano  constatato quanto ingiustamente l’immagine dell’Albania e della sua gente diffusa in Italia fosse falsata da episodici eventi delittuosi, avvertì la necessità morale e civile di far conoscere meglio la cultura, la storia, le tradizioni, la letteratura, il cinema, la musica e l’arte dei nostri vicini di casa – voci di valori e tradizioni passate – e si unì ad Anna Cenerini Bova per fondare l’associazione Occhio Blu.

La seconda volta quando nel 2011 il nome fu cambiato in Occhio Blu – Anna Cenerini Bova in onore della sua fondatrice scomparsa.

I soci fondatori, solidali nell’aderire alla missione e nel contribuire alla vita dell’Associazione, si impegnavano con le proprie competenze e le proprie motivazioni personali per gli scopi dichiarati nello statuto: la promozione, il sostegno e lo scambio di manifestazioni culturali, artistiche e letterarie tra i due paesi.

 Il primo incontro tra Occhio Blu e il suo pubblico avveniva nel 2001 con “Schegge d’Albania”, rassegna di film albanesi, arricchita  da una mostra fotografica di Roland Tasho e da un concerto di canti tradizionali dell’Albania (gruppo polifonico Zadeja  di Tirana) e arbëresh interpretati da Silvana Licursi.

Questo evento era l’ inizio di un processo di costruzione negli anni di un’immagine più corretta e completa dell’Albania troppo spesso descritta con toni dolenti e denigratori.

GLI INIZI

 L’ Associazione ha poi esteso il suo impegno di riflessione a diversi aspetti dell’identità albanese e, con il contributo di esperti, ha messo a fuoco il valore aggiunto derivato dalle esperienze di integrazione della diaspora schipetara  in Italia, indirizzando le proprie attività al processo di integrazione europea, una delle principali sfide della politica di Tirana. In questa ottica un esempio eloquente di un processo di integrazione graduale ed equilibrato  è dato dalla comunità arbëresh in cui l’appartenenza a una comunità ben identificata arricchisce l’interazione con il mondo circostante e costituisce un ponte transnazionale.

In vista di un futuro condiviso, l’Associazione ha operato ed opera per conoscere e far conoscere le radici europee dell’Albania, nella convinzione che la conoscenza delle scoperte archeologiche, delle espressioni artistiche quali la letteratura, le arti figurative, la musica, non ultimo il canto polifonico, crea la consapevolezza delle radici comuni. L’analisi della società albanese, immersa nella difficile fase della transizione o nei complessi processi integrativi della diaspora, è una costante dello studio e dell’attenzione di Occhio Blu che ne segue il continuo processo di crescita.

Dal 2000 a oggi sono gradualmente emersi i temi della cultura albanese del dopo-regime comunista, intrecciati e reciprocamente alimentati; la spinta iniziale all’approfondimento è venuta nel  2002 con “L’altra Albania”, rassegna di due giorni di letteratura albanese con letture, commenti e discussioni con i massimi scrittori albanesi alcuni dei quali giunti in Italia per la prima volta. Una diversa Albania appariva al pubblico italiano di Occhio Blu; il racconto di quella società albanese veniva filtrato dalle voci della cultura in un intreccio di consapevoli dolorose analisi, ma anche di aspettative di nuova rinascita. Erano anni in cui le informazioni in Europa sulla realtà di oltre Adriatico privilegiavano aspetti di violenza, pratiche inique del “Kanun”, tristi storie di giovani donne.

Nel 2002 la “Casa delle letterature” di Roma ha dedicato due giorni di convegno alla letteratura albanese proponendo l’incontro con alcuni dei più significativi poeti albanesi contemporanei, una tavola rotonda con intellettuali dei due paesi sui complessi rapporti tra letteratura e potere in Albania e un appuntamento con gli editori italiani per la presentazione di un progetto dell’Unione Europea con  l’intento di promuovere la conoscenza di autori e testi in gran  parte sconosciuti in Europa e soprattutto in Italia. In occasione del convegno è stata inaugurata una mostra fotografica a cura di Petrit Kumi con immagini dell’Albania in sviluppo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Il programma si è inserito nell’ambito dell’accordo stipulato dalla “Casa delle letterature” e la “Direzione per la cooperazione degli affari culturali” del Ministero degli Affari Esteri italiani per la promozione di scambi culturali a carattere letterario in altri paesi .

Per un ulteriore momento di approfondimento sul ruolo determinante delle donne nella ricostruzione del Paese, nel 2003 si sono svolti due giorni di lavori sul tema “Donne Mediterranee” .

Il sociologo Rando Devole, la direttrice dell’INSTAT albanese Milva Ekonomi e l’antropologa peruviana Pilar Saravia, hanno evidenziato le sfaccettature della condizione delle donne, la ‘femminilizzazione’ dell’emigrazione albanese in Italia e i problemi riguardanti soprattutto l’inserimento nella vita sociale italiana. Durante tutto il convegno è stata esposta la mostra della pittrice albanese Anila Zajmi;  e interventi musicali della cantante Silvana Licursi accompagnata dal chitarrista Sergio Saracino hanno scandito le pause dei lavori.

 

Il successo della rassegna ha generato un incoraggiamento a ripetere il format in altri incontri “Doppio Sguardo: Italiani in Albania, Albanesi in Italia”,  inserendo nelle presentazioni momenti di spettacolo o di sapore domestico allo scopo di mantenere alta nel corso degli anni l’attenzione alla condizione delle donne in Albania. In quest’ottica rientra la serata ”Poesie, Canti e Cibi dal Paese delle Aquile”, in cui sono state lette e commentate le poesie di alcuni tra i rappresentanti più significativi della letteratura albanese, accompagnate dalle canzoni arbëresh eseguite dalla cantante Silvana Licursi, alla presenza di una delegazione del Governo albanese in visita a Roma su invito dell’UNICEF.